La Pernice sarda (Alectoris barbara)
La Pernice sarda (Alectoris barbara, Bonnaterre 1792), è un uccello della famiglia dei Phasianidae.
Sistematica
La Pernice sarda ha 6 sottospecie:
* Alectoris barbara barbara
* Alectoris barbara koenigi
* Alectoris barbara spatzi
* Alectoris barbara duprezi
* Alectoris barbara theresae
* Alectoris barbara barbata
Aspetti morfologici
La pernice sarda somigliante nelle forme e nella colorazione generale alla coturnice e alla pernice rossa, si riconosce per il diverso disegno del collarino. Dimensioni medie, corporatura massiccia, ali e coda corte ed arrotondate, becco robusto e leggermente arcuato verso il basso. Il maschio è provvisto di uno sperone nei tarsi che spesso si riscontra, in forma abbozzata, anche nelle femmine. Gli adulti sono riconoscibili per le zampe e il becco rosso, la gola grigia con un collare castano e una macchia biancastra, vertice castano con una striscia fulva sopra l’occhio. Piume scapolari blu lavagna orlate di rosso. Le guance, il collo, il mento sono grigi. Il colore della parte superiore è bruno-ruggine e fianchi con larghe bande bianche e nere, grigie-castane. Lunga 32-34 cm, può raggiungere, nei maschi adulti, il peso di 450-500 gr. I sessi sono simili.
Distribuzione e habitat
È una specie stanziale diffusa con 4 sottospecie in Nordafrica e in Europa meridionale, dove è stata introdotta con successo a Gibilterra, oltre che nelle isole Canarie (Sb. Alectoris barbara koenigi[1]). In Italia nidifica esclusivamente in Sardegna e nelle isole satelliti con una popolazione di 3000-10.000 coppie. La pernice sarda si nutre si nutre prevalentemente di cariossidi di grano, oltreché di sostanze vegetali (granaglie e semi vari) in primavera/estate, semi e bacche di lentisco in inverno, integrando il tutto con insetti, larve e lumache che ricerca sul terreno.
Nelle prime fasi della vita ha una dieta carnivora costituita essenzialmente da piccoli invertebrati (vermi, lumache e insetti). Particolarmente appetiti sono l’Inula viscosa, i cardi selvatici e alcune piccole crassulente, ricche di acqua. Di abitudini gregarie in autunno-inverno, emette richiami distintivi, alcuni dei quali ricordano quelli di un gallo domestico.Si sposta generalmente pedinando sul terreno e solo se costretta spicca il caratteristico volo. Sospettosa, se in pericolo corre, di pedina, velocemente al riparo.
Negli ultimi anni si è vista la presenza di volate nelle periferie dei centri abitati, dovuta al cambiamento generale delle campagne che con l’abbandono dell’uomo si sono rivestite di cespugliati erbosi e macchia mediterranea.
Riproduzione
Nidifica in ambienti aperti secchi con cespugli e alberi sparsi, prediligendo quelli a macchia mediterranea bassa e discontinua su versanti pietrosi accidentati; localmente in steppe cespugliate, pascoli, seminativi e coltivazioni legnose, dal livello del mare fino a circa 1800 metri di quota.
Raggiunge la maturità sessuale dal primo anno di età e si riproduce già dalla primavera successiva alla nascita. È una specie monogama. La coppia si compone già a fine dicembre, e tra marzo e maggio depone di solito 10-14 uova color crema finemente macchiettate di bruno-rossastro, non vengono deposte in un vero e proprio nido, ma in depressioni del terreno foderate da foglie secche, da erbe e da scarsissimo piumino, alla cui incubazione provvede la femmina per circa 25 giorni.
I piccoli compiono i primi voli a 7-10 giorni di vita. Di solito viene deposta una covata annua, qualche volta a causa della stagione piovosa (temporali primaverili) o predazione (volpi e cinghiali) viene ripetuta la covata verso giugno. Infatti non e raro trovare qualche volata con la covata estiva composta da 3/4 pulcini.
Status e conservazione
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); Dir. CEE 79/409 All. I. In diminuzione negli anni scorsi a causa delle trasformazioni ambientali e dell’uso di pesticidi. Nell’ultimo decennio si è stabilizzata, attualmente è messa in pericolo dalla continua e massiccia presenza dei cinghiali che distruggono la nidiata in cerca delle uova, non ultimo mangiando i pulcini appena nati.
Nomi regionali
Perdiga, perdighe, pranizza, perdija.