Le origini del Monte
«L’Ortobene, scriveva il Rovinetti, non più di un secolo fa, veniva giustamente considerato come uno dei monti più interessanti e suggestivi dell’Isola, grazie ai meravigliosi boschi di querce che si estendevano ininterrottamente dalla base alla sommità.
Col passare degli anni il primitivo aspetto dovette subire profonde metamorfosi divenendo sempre più spoglio del rigoglioso mantello.
Le cause di tale depauperazione si devono ricercare nell’azione eolica associata a quella delle acque dilavanti lungo i pendii maggiormente scoscesi, ma principalmente nella furia devastatrice degli incendi spesso dolosi, che, col trascorrere del tempo, divennero sempre più numerosi e fatali alla vegetazione.
Il monte Ortobene probabilmente rappresenta il nucleo di un’anticlinale appartenente ad un altopiano granitico originatosi nel Paleozoico.
Nell’era Mesozoica venne certamente sommerso dalle acque durante l’invasione marina Giurassica; ma l’azione degli agenti geologici ed atmosferici, col passare dei millenni, ha cancellato ogni traccia di sedimento.
Successivamente tale altopiano fu smembrato e profondamente metamorfosato da movimenti orogenetici di vario genere, e, definitivamente separato dal complesso calcareo-dolomitico Mesozoico della Sardegna orientale dall’erosione dei due fiumi, il Cedrino e l’Isalle.
Tali fiumi segnano infatti un confine abbastanza preciso al complesso del monte Ortobene.
Gli agenti atmosferici attuali svolgono un importantissimo ruolo che si riflette nella vegetazione; fra questi principalmente i venti, le precipitazioni, la temperatura e l’esposizione.
Se si divide l’Ortobene in quattro zone, si avranno nel versante settentrionale le zone di «Valverde» e «Borbore»; nel versante occidentale le zone di «Sas Ladas», «Sae sos Frores», «Emilianu», «Solotti», «Sedda de Hortai»; ed ancora «Sa Mendula», «Badde Manna» ed i canaloni nel versante meridionale; ed infine «Jacu Più», «Cuccuru Nigheddu» e pendici nel versante orientale.
La cima più elevata è «Cuccuru Nigheddu» m. 955, punta «Mamodinu» m. 853, «Ungra Cabaddu» m. 846 e «Palas de Casteddu» m. 815».
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