Il Comitato locale per la raccolta dei fondi, constatato che le offerte ricevute erano molte sì ma di entità cosi esigua da mettere in serio pericolo l’iniziativa, decise di rivolgere ai fedeli il seguente appello:
«Si possono contare a migliaia le offerte, più piccole che grandi, che pervengono al Comitato.
Sono costituite da contributi compresi da centesimi 20 a 40 e da L. 1,50 a L. 4,00.
Per la grande iniziativa ben altri importi occorrono!
Ed ora, gli impegni a suo tempo assunti, devono essere onorati!
Perdipiù la Statua è già fusa, fra breve ci verrà consegnata; così chè fra qualche mesetto il «Princeps Pacis» dovrebbe assidersi sull’Ortobene per segnare il principio di una era novella di rigenerazione morale e materiale.

Senonchè…, riempie l’anima di mistizia al sol pensarvi, quella consegna si dovrà certamente prorogare, in quanto manca la somma che in forza del contratto si dovrebbe versare.
Tal notizia umiliantissima, per sè sufficiente a riempire di sgomento un Comitato dalla tenacia meno ferrea del nuorese, dovrebbe confondere quanti sono cattolici isolani, dovrebbe avere la forza di scuotere i dormienti dovrebbe diventare una utopia di fronte a tutti i nostri sforzi. Cattolici Sardi!

Il Comitato per l’ultima volta fà appello alla Vostra generosità. La venuta di Gesù Redentore sull’Ortobene non dovrà subire un vergognoso ritardo se Voi tutti saprete corrispondere».
Anche da parte dello scultore veniva inviata la somma di L. 50 e una medaglia d’argento.
«Secondo il nobile pensiero dell’artista, si sarebbe dovuto iniziare una raccolta di pezzi ed utensili di rame e d’argento per fornire il materiale necessario alla fusione della Statua.
Non fu possibile attuare il gentile divisamento, ed ora essendosi altrimenti provveduto alla fusione del simulacro, a cui si darà principio a giorni, il Prof. Jerace versa la somma e la medaglia al Comitato».