Sa Gurturjera
Monte Ortobene – Pensieri, storie e racconti
Monte Ortobene – Pensieri, storie e racconti
Nel febbraio 1901 seppi a Nuoro che una località da essi preferita era la zona che attornia il Monte Ortovene, alto 1000 metri. Non volli perdere questa occasione di avvicinare e di cacciare gli avvoltoi. Feci il mio piano di battaglia; spedii due uomini, consegnai un cavallo morto coll’incarico di deporlo nella spianata di un monte accanto all’Orthobene e vegliarlo sino al mio arrivo. … Inoltre commisi loro di costruire alla distanza di circa 100 metri un capanno che mi servisse di nascondiglio … . Nessun pennello può descrivere l’imponente spettacolo di questa natura selvaggia e vergine, nessuna penna descrivere le impressioni provate da chi trovassi solitario nella immensità di quei silenzi!!!… Un fischio attrasse la mia attenzione. Fu l’avvertimento della guida che un grifone era in vista. …. dopo pochi minuti calò e con tardi movimenti sceso sulla carogna del cavallo cominciò a scarnarla. ….ne sopraggiunse subito un secondo, indi un terzo, un quarto e nel volgere di un’ora ben otto grifoni dilaniavano avidamente, furiosamente, contendendoselo, il carcame!!! Volli divertirmi qualche tempo ancora, assistendo a quel banchetto, prima di puntare l’arma sull’individuo più adulto, che colpito stramazzò.
(Ornitologia Italiana – Ettore Arrigoni Degli Oddi)
“Fu capraro sull’Ortobene e mi raccontò dei resti di quella buca profonda, murata all’interno, dove venivano posizionate carcasse di animali”.
L“avvincente racconto dell’ornitologo rappresenta la prova più autorevole di quanto il Monte Ortobene fosse frequentato dai grifoni. Un’altra conferma indiscutibile è il toponimo Monte Gurturjos. Eppure c’è un’ulteriore riscontro di quella affascinante ed insieme macabra frequentazione, stavolta privo dell’autorevolezza del racconto o dell’inoppugniabile dogma del toponimo, ma denso del fascino di cui sono intrisi 1 racconti arcani: sa gurturjera. Ricordo perfettamente il tono quasi sulla difensiva, tipico di chi racconta storie che ha sentito ma di cui non può garantire l’autenticità, con cui tziu Jubanneddu Balestra, che fu capraro sull’Ortobene, mi raccontò dei resti di quella buca profonda, murata all’interno, dove venivano posizionate carcasse di animali.
Gli avvoltoi, una volta terminato il pasto, da là dentro non potevano uscire e venivano massacrati a legnate. Chissà quando… chissà da chi… L’unico riferimento in menito è dato dalle gurturjeras di Aritzo; furono costruite nel quindicesimo secolo e attivamente sfruttate dai componenti della Confraternita del Santissimo Rosario, che finanzia vano le loro opere pie vendendo le grandi remiganti degli avvoltoi, penne molto ricercate dagli scrivani dell’epoca. Sa gurturiera si trova a metà del pendio che dalla statua del Redentore scende verso Funtana e’ mercante. Gli alunni delle scuole, e ne ho accompagnato davvero tanti, ogni volta rimangono affascinati dal racconto sul posto…