S’Ena ‘e Piras
Monte Ortobene
Monte Ortobene
Le acque sorgive del Monte Ortobene hanno sempre rappresentato un valore significativo per le comunità che hanno abitato la montagna e non solo.
Il sacerdote Goffredo Casalis, nel suo Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna pubblicato nel 1833, menziona la scoperta sull’Ortobene di antichi canali, anticaglie, fondamenta, “cannoni in piombo” di remota datazione che furono usati come acquedotti.
Nella località denominata “Isturulotto“, situata sul versante Nord-Ovest del Monte Ortobene, si trova un importante pezzo di storia locale di Nuoro.
Si tratta di un antico deposito d’acqua ottocentesco, costruito dai Gallisai per alimentare il mulino a vapore che fu proposto dal nobile don Priamo Gallisai il 27 settembre del 1887 al consiglio comunale di Nuoro presieduto dal sindaco Salvatore Romagna. Le acque sorgive locali venivano imbrigliate e catturate a Sa Rubarja, un’antica fonte che successivamente verrà ribattezzata S’Ena ‘e Piras e intubate per essere portate fino a Nuoro per alimentare il mulino.
Zia Gabina Costa, all’epoca proprietaria di quei terreni, diede il suo consenso alla costruzione dell’acquedotto a condizione che a Nuoro, a Sa Conza e nella piazza de Sa Piedade, oggi conosciuta come Piazza del Rosario, venissero lasciati dei “cantaros de abba pro sa zente”, ossia delle fontane pubbliche, dalle quali chiunque avrebbe potuto usufruire dell’acqua. Un nobile gesto di altruismo nei confronti dell’intera comunità nuorese.
Ancora oggi, nella località dell’Ortobene, lungo un antico canale delimitato da ruderi di muretti a secco e immerso nella folta vegetazione, è nascosto il vecchio serbatoio di S’Ena e Piras. La costruzione in pietra locale ha una pianta rettangolare e un tetto a spiovente con una volta a botte all’interno. Si accede al pozzo di ispezione attraverso una vecchia porta di ferro, che è davvero antica e non ha saldature. Le varie parti sono fissate con ribattini.
All’esterno della costruzione è presente l’antico canale che faceva confluire le acque nel deposito. È importante notare come ai bordi dello scolo siano ancora presenti i vecchi tubi in piombo, utilizzati per incanalare l’acqua, ma che probabilmente hanno una datazione ben più antica.
Proseguendo lungo la via che conduceva l’acqua a Nuoro, nel mezzo di una rigogliosa vegetazione, è possibile scoprire un altro particolare elemento: un vecchio acquedotto, probabilmente di epoca romana, che è stato riutilizzato in epoche successive per il trasporto dell’acqua. Si tratta di un vero e proprio tesoro archeologico sconosciuto a molti, che rende ancora più affascinante la storia di questo antico sito.
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